<h3>La funzione di un ambiente cambia anche le regole per arredarlo</h3>

L’architettura d’interni agli occhi dei profani appare avvolta in un velo di mistero: si stenta a pensare a una materia con istruzioni precise: la si considera spesso non come una disciplina ma espressione del “libero estro”. Per questo, sollecitati da una tentazione irresistibile, ci si improvvisa arredatori, rifacendosi alla propria fantasia. Appena si entra in un appartamento che si ha intesione di abitare, subito si inizia ad adattarlo al nostro gusto. Solo a cose fatte si constata che l’ambiente, così modificato, non ha l’aspetto che si desiderava e ci si accontenta di vivere in uno spazio poco piacevole, frutto di svariati errori. Essi dipendono per lo più dall’ignoranza anche delle più elementari nozioni tecniche di interior design, che permettono di correlare i singoli componenti di un ambiente: i pavimenti, le pareti, le porte, le finestre, isoffitti. Ogni stile – quale ne sia la natura o l’epoca – possiede una propria coerenza assicurata solo dalla conoscenza e dal rispetto dei relativi principi regolanti.

Le regole per arredare uno spazio cambiano, tuttavia, dalla funzione a cui l’ambiente è destinato: mutano le condizioni per la creazione del mood. La destinazione d’uso di un locale detta la composizione, la funzionaliltà, l’equilibrio, i materiali, i colori: la “zona giorno”, più pubblica e visibile deve essere trattata diversamente rispetto alla “zona notte”, più privata e intima; le “zone di servizio” devono avere massima funzionalità da miscelare con l’irrinunciabile “superfluo”. Nessuno oggi si preoccupa di ricostruire uno stile. Si mescolano, infatti, tra loro le varie epoche, le varie funzioni, i più diversi oggetti e materiali, rispettando i valori armonici che ne costituiscono l’essenza. È questo il lato segreto e affascinante dell’architettura d’interni. La scoperta dell’affinità misteriosa che lega le cose tra loro e l’uomo alle cose. Tale è la sensazione quando si sceglie la propria casa: all’improvviso si avverte uno stato di benessere. Il difficile compito dell’architetto sta, quindi, nella consapevolezza di non poter sostituire la propria personalità a quella del committente e nell’uitilizzare il linguaggio a datto a atrascmoramre in realtà i sogni del cliente.